All'inizio la gente rifiuta di credere che una nuova cosa strana possa essere fatta, poi iniziano a sperare che possa essere fatta, poi vedono che è possibile farla - poi è fatta e tutto il mondo si chiede perché non è stata fatta secoli prima.”
FRANCES HODGSON BURNETT

domenica 25 agosto 2013

CRS4 ENERGIE RINNOVABILI

Blog del Programma Energie Rinnovabili del CRS4

Il CRS4, Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna, è stato fondato nel 1990, per intuizione della Regione Autonoma della Sardegna, come centro di calcolo per il Parco Scientifico e Tecnologico allora in progetto. Il Centro è una società a socio unico (Sardegna Ricerche) con sede nel Parco tecnologico, a Pula (Cagliari), e conta attualmente circa 150 dipendenti.
Il CRS4 è un centro impegnato nella ricerca scientifica, nello sviluppo e nell'innovazione tecnologica, nell'alta formazione scientifica e tecnica e nella fornitura di servizi avanzati nel campo delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni.
Il CRS4, inizialmente presieduto dal Premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, si è distinto per alcuni primati: ha realizzato il primo sito web italiano, ha contribuito a creare il primo giornale online in Europa (L'Unione Sarda) e ha originato inoltre il primo motore di ricerca italiano, la prima web-mail, il primo corso di alfabetizzazione informatica su scala regionale. Già dai primi anni alcune linee di attività si sono orientate verso le energie rinnovabili: studio di membrane per celle a combustibile, stagni solari per la dissalazione dell'acqua, impianti termodinamici a concentrazione.
Le linee di attività del CRS4 si dividono in 6 aree strategiche: ICT e Società dell'informazione, Energia e ambiente, Bioinformatica, Energie rinnovabili, Advanced computing and communication, Infrastrutture, servizi di calcolo e reti.
Sono parte importante della missione del CRS4 l'avanzamento della ricerca scientifica/industriale e dello sviluppo tecnologico, il supporto alla comunità scientifica/industriale regionale e l'alta formazione.
Il Programma Energie Rinnovabili, grazie ai contratti e alle collaborazioni in corso con Sorgenia Spa, Techint Spa, Ottana Energia Srl, e grazie ad altri progetti nazionali per lo sviluppo di laboratori pubblico-privati dedicati al solare termodinamico e coordinati, rispettivamente, da Enea e dall’Università di Lecce, sta creando le condizioni per poter realizzare un esteso polo di ricerca sulle tecnologie del solare a concentrazione.
Il piano di lavoro più rilevante riguarda al momento il progetto sperimentale Estate Lab (finanziato dal MIUR) finalizzato alla costruzione di un impianto solare termodinamico con alcune caratteristiche innovative, coordinato dal CRS4 e avente come partner l’Università di Cagliari, Sardegna Ricerche, RTM SpA, e Sapio Industrie Srl. È parte integrante del progetto un'attività di formazione destinata a 10 giovani diplomati e 20 giovani laureati, che ha per oggetto il solare termodinamico (con una panoramica su tutte le fonti rinnovabili) che consisterà in 24 mesi di attività equivalenti a circa 3000 ore di didattica: corsi frontali, esercitazioni e simulazioni al computer, tirocinio in azienda.
Altro elemento qualificante e di successo in questa direzione è dato dall’inserimento, all’interno della delibera n. 73/25 del 20/12/2008 della Regione Autonoma della Sardegna, di un preciso impegno di Sorgenia al finanziamento di un Centro di Ricerca e Sviluppo dedicato al solare a concentrazione in grado di assorbire stabilmente una dozzina di ricercatori. Il Centro suddetto sarà coordinato dal Crs4.
Altra iniziativa, di cui il Programma si sta facendo promotore e socio fondatore, riguarda la creazione di un Network Italiano di laboratori di  Ricerca e Sviluppo sulle tecnologie del solare a concentrazione. In un primo momento il Network vedrà la partecipazione dei tre Laboratori Pubblico Privati finanziati dal MIUR. Successivamente sarà esteso alle maggiori industrie nazionali del settore.
Il Programma Energie Rinnovabili intende acquisire un ruolo di eccellenza nell’innovazione e nella gestione delle tecnologie solari termodinamiche; creare un punto di riferimento della ricerca aperto al Bacino del Mediterraneo; dare un forte contributo all’attrazione di imprese con forti interesse nell’innovazione e nell’utilizzo dei servizi proposti dall’offerta dei Parchi Tecnologici della Sardegna; dare un forte contributo alla formazione avanzata in settori tecnologici ad alto contenuto conoscitivo; elaborare strumenti di pianificazione dei futuri energetici di territori specifici ad uso dei decisori pubblici.
 


martedì 30 luglio 2013

“Il Futuro nel Solare Termodinamico” (Cagliari, 30 luglio 2013)

Conferenza “Il Futuro nel Solare Termodinamico” (Cagliari, 30 luglio 2013).
Comunicato Stampa Sardinia Green Island Spa.

Si è tenuto stamane presso il T-Hotel di Cagliari l’incontro aperto al pubblico, voluto da Sardinia Green Island, per presentare il progetto dell’impianto per la produzione di energia elettrica da fonte solare che sarà ubicato nella zona di Vallermosa e per chiarire i principali aspetti tecnici, con particolare attenzione all’impatto sull’ambiente e sul contesto eco nomico e sociale di Vallermosa .

“Sole e sale” gli unici ingredienti per la produzione di 100 GWh di energia elettrica l’anno di un impianto a “impatto zero” destinato a ricoprire un ruolo centrale per il riequilibrio della rete elettrica sarda nei prossimi anni.

Con la partnership strategica della multinazionale spagnola ACS-Cobra l’azienda prevede di investire 250 milioni di euro impiegando 380 persone per due anni e mezzo di lavoro necessari per la messa in opera. A regime i lavoratori saranno 50.

Alla presentazione dai rappresentanti dell’azienda – Alberto Scanu e Romano Fischetti – hanno fatto seguito gli interventi del Professor Bruno D’Aguanno del CRS4 e del Dott. Luca Carini di Agriventure. Diverse le proposte della Società per mitigare gli impatti am bientali e proporre delle misure di significativo impatto per la comunità di Vallermosa, tra le quali:
  • Realizzazione di un Museo dell'Energia
  • Realizzazione di un ecoparco all’interno dell’impianto, con un’area destinata alla piantumazione di specie tipiche sarde (mirto, rosmarino, lavanda, ginestra)
  • Realizzazione di un labirinto di siepi di almeno tre ettari per dare una opportunità di svago a coloro (adulti e bambini) che si accingono a completare la visita dell’impianto
  • Riqualificazione dell’area Archeologica di Casteddu de Fanaris dove, dopo quasi 40 anni di abbandono, il complesso nuragico esistente potrebbe nuovamente essere messo a disposizione dei visitatori.



Di particolare rilevanza la proposta - unica al mondo - della Società di impiegare lo spazio libero all’interno dell’impianto (oltre il 97% dei 138 ettari della zona di intervento) per la realizzazione di un oliveto ad alta densità con inserimento di oltre 50.000 piante in grado di produrre a regime oltre 400 quintali di olio.
All’incontro hanno presenziato esponenti del mondo imprenditoriale sardo, professionisti del settore e una rappresentanza dei dipendenti in cassa integrazione della Società che hanno contribuito con le loro domande a fare chiarezza su alcune delle principali tematiche in discussione per la realizzazione del progetto.


Testo e foto: Sardinia Green Island Spa.

lunedì 29 luglio 2013

Il futuro nel solare termodinamico

Conferenza "Il futuro nel solare termodinamico", promossa da Sardegna Green Island Spa, il 30 Luglio 2013 alle 9:30 al T-Hotel di Cagliari.

    Programma
  • 9:30 Registrazione dei partecipanti
  • 10:00 Nuove opportunità nel settore dell’Energia (Alberto Scanu, Sardinia Green Island)
  • 10:20 CSP Vallermosa: Il Futuro nel Solare Termodinamico (Romano Fischetti, Sardinia Green Island)
  • 11:00 Gli sviluppi del Solare Termodinamico nel Mondo (Bruno D’Aguanno, CRS4)
  • 11:20 Uliveti SHD Una Opportunità per l’Italia (Luca Carini, Agriventure Gruppo Intesa)
  • 11:40 Dibattito, modera Andrea Frailis
  • 13:00 Conclusione dei lavori

L'iniziativa fa parte del progetto "CSP Vallermosa", impianto di produzione energetica rinnovabile che vanta tre primati:
  • Primo Impianto CSP a torre in via di realizzazione in Italia
  • Primo impianto a energia solare in grado di immagazzinare l’energia
  • Primo impianto a energia rinnovabile perfettamente integrato in una coltivazione agricola

domenica 18 agosto 2013

Cos'è EPPELA
"Arte, tecnologia, cinema, design, musica, fumetto, innovazione sociale, scrittura, moda, no profit: Eppela è il primo sistema di crowdfunding in Italia che permette di condividere le tue idee on line e raccogliere fondi per la loro realizzazione. Una vetrina che ha un solo obiettivo: far incontrare a ciascun progettista il suo pubblico, per contribuire insieme alla nascita di progetti innovativi.
Maggiori info qui
Ci trovi anche su TwitterFacebookPinterestYouTube e Google+."
Sembra molto interessante, non è vero? Ma che cos'è il crowdfunding? Voi lo saprete di certo; per quelli che, come me, non ne sanno niente, allego una piccola spiegazione che ho preso da Wikipedia: 

"Il crowd funding o crowdfunding (dall'inglese crowd, folla e funding, finanziamento) è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni. È un processo di finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Il termine trae la propria origine dal crowdsourcing, processo di sviluppo collettivo di un prodotto. Il crowdfunding si può riferire a processi di qualsiasi genere, dall'aiuto in occasione di tragedie umanitarie al sostegno all'arte e ai beni culturali, al giornalismo partecipativo, fino all'imprenditoria innovativa e allaricerca scientifica.
Il web è solitamente la piattaforma che permette l'incontro e la collaborazione dei soggetti coinvolti in un progetto di crowd funding.
Colui che ha portato alla notorietà il crowdfunding oltreoceano è Barack Obama, pagando parte della sua campagna elettorale per la presidenza con i soldi donati dai suoi elettori, i quali erano i primi portatori di interesse. Le iniziative di crowdfunding si possono distinguere in iniziative autonome, sviluppate ad hoc per sostenere cause o progetti singoli, e piattaforme di crowdfunding.
Esempio di iniziativa autonoma di crowdfunding è la campagna che si chiamava “Tous Mecenes” (tutti mecenati) del Louvre. Il progetto prevedeva di raccogliere 1 milione di euro attraverso le donazioni delle web community per acquistare il capolavoro rinascimentale Le tre grazie di Cranach da un collezionista privato.

Piattaforme di crowdfunding [modifica | modifica sorgente]

Le piattaforme di crowdfunding [1] [2] sono siti web che facilitano l’incontro tra la domanda di finanziamenti da parte di chi promuove dei progetti e l’offerta di denaro da parte degli utenti. Le piattaforme di crowdfunding si possono distinguere in generaliste, che raccolgono progetti di ogni area di interesse, e verticali (o tematiche), specializzate in progetti di particolari settori.
Attraverso Kickstarter, gli ideatori del social network Diaspora hanno raccolto oltre 200 000 dollari, partendo da una richiesta di finanziamento iniziale di 10 000 dollari.
Il successo del crowdfunding non sta portando solo alla nascita di svariate piattaforme che fanno da intermediari tra chi propone progetti e chi li finanzia, ma anche all'apertura di nuovi blog e siti che contribuiscono a diffondere questa nuova tipologia di finanziamento.

Note [modifica | modifica sorgente]

  1. ^ Castrataro, D.; Pais, I. (2013) "Analisi delle piattaforme italiane di crowdfunding". http://www.slideshare.net/crowdfuture/analisi-delle-piattaforme-di-crowdfunding-italiane-aprile-2013
  2. ^ Ordanini, A.; Miceli, L.; Pizzetti, M.; Parasuraman, A. (2011). "Crowd-funding: Transforming customers into investors through innovative service platforms". Journal of Service Management 22 (4): 443. (disponibile anche comedocumento Scribd)"

Molto interessante, dunque! Copio e incollo un simpaticissimo tutorial, che andrete a vedere (spero), direttamente sul sito di "Eppela": 



sabato 17 agosto 2013

un evento da non perdere dal 3 al 6 ottobre a Roma

Oggi vi do notizia di un importante evento per tutti gli innovatori, le innovatrici (e gli/le aspiranti tali), i/le creativi/e e i/le finanziatori/ finanziatrici (magari!) di innovazione, ricerca e creatività:


"Robot, bici interattive, stampanti 3D e circuiti viventi: chiedi ai makers e ti mostreranno qualsiasi cosa. Sono i creativi del nuovo millennio, persone di tutte le età in grado di realizzare oggetti incredibili nelgarage di casa, nelle aule di scuola e all'università. La bella notizia è che dopo l'estate li troverete tutti a Roma. 
Non ci credete? Bene, sappiate che i nuovi inventori del fai-da-te parteciperanno a Maker Faire Rome (www.makerfairerome.eu) dal 3 al 6 ottobre. Se non vi piace aspettare, date uno sguardo a 15 delle centinaia di progetti che trasformeranno la capitale in una officina d'innovazione mai vista prima.
Maker Faire Rome sarà la prima grande mostra europea a ospitare stampanti 3D, schede Arduino (il microcomputer open source made in Italy) e invenzioni frutto dell'ingegno di makers di tutte le età. L'evento è promosso e organizzato da Asset-Camera e Tecnopolo e vanta due curatori d'eccezione come Riccardo Luna e Massimo Banzi."


LA STAMPANTE 3D PORTATILE.Di stampanti tridimensionali esistono modelli di tutte le dimensioni e di tutti i prezzi. Ma “FoldaRap” (Francia) è l'unica portatile: è una versione open source, pieghevole e a basso consumo energetico che si ripone in una valigetta. I progetti per realizzarla sono tutti disponibili sul Web: basta rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro. Il costo indicativo del materiale è di circa 600 euro.
LA SERRA IN MINIATURAColtivare le piante di casa in equilibrio tra tecnologia e rispetto dell'ambiente: è il compito di MEG (Micro-Experimental-Growing), la serra in miniatura completamente automatizzata ideata dalla società milanese Yradia. L'interfaccia di comando - utilizzabile anche via Internet - permette di regolare e monitorare ventilazione, temperatura, irrigazione, acidità del terreno e tempi di esposizione alla luce artificiale.
IL CAMPIONATORE MUSICALEGli aspiranti deejay possono esercitarsi con Key Sampler, un campionatore di musica fai-da-te dotato di soli 8 tasti. Funziona grazie a una scheda Arduino, mentre l'involucro è stato tagliato su misura con un laser. Il progetto, belga, è completamente open source e i progetti per realizzarlo sono disponibili online. Basta collegarlo a un computer e scegliere un file musicale da elaborare.
LA STAZIONE DI MONITORAGGIO AMBIENTALE.Smart Citizen (Spagna) è un kit per trasformare il terrazzo di casa in una piccola stazione di monitoraggio ambientale dotata di WiFi. I sensori di temperatura, umidità, rumore e anidride carbonica registrati sul posto sono condivisi online attraverso una app. Ogni utente può accedere ai dati in tempo reale e scoprire qual è lo stato di salute dell'aria che si respira in città.
LA STAMPA-CEROTTI UNIVERSALI. Perché buttare via una tazza che si è appena rotta quando puoi ripararla con un cerotto su misura? Con la Fixing Machine, ideata dal designer torinese Stefano Paradiso, si può progettare al computer una “medicazione” su misura e realizzarla con una stampante 3D. Una volta pronto, basta immergere il cerotto di plastica in acqua calda e applicarlo sulla “ferita”.

lunedì 12 agosto 2013

Focus on line

Scommetto che tutti voi conoscerete la rivista "Focus"; ebbene, questa è la versione on line. Nella striscia iniziale si vede questa organizzazione: Forum,  Newesletter, Edicola
Gli argomenti sono: Scienza, Ambiente, Cultura,Teconologia, Comportamento, blog, iFocus

Questo è il rpimo articolo che ho trovato nella sezione "Scienza":
http://www.focus.it/community/cs/forums/189/ShowForum.aspx

Energia pulita... dall'acqua sporca

Tirare lo sciacquone e generare elettricità? Non è fantascienza, si può già fare, grazie a batteri molto voraci.

"Ricordati di tirare l'acqua, che risparmi sulla bolletta": in futuro una frase del genere potrebbe non essere così improbabile. Photo credit: manlio.gaddi, Flickr
"Ricordati di tirare l'acqua, che risparmi sulla bolletta": in futuro una frase del genere potrebbe non essere così improbabile. Photo credit: manlio.gaddi, Flickr

Riuscite a immaginare qualcosa di più disgustoso delle acque nere di fogne, impianti industriali o allevamenti animali? Eppure anche questi liquidi di scarto potrebbero risultare preziosi: un ricercatore statunitense sta lavorando a un progetto per ricavare elettricità dai batteri che li popolano.

Vecchie conoscenze, nuove applicazioni

Bruce E. Logan della Pennsylvania State University è da tempo impegnato nella ricerca sulla cella a combustibile microbiologica (microbial fuel cell, MFC), un dispositivo in grado di generare corrente dall'acqua sporca imitando le interazioni batteriche che vi avvengono in natura.

L'utilizzo dei batteri degli scarichi per la produzione di energia elettrica è una possibilità conosciuta dal primo decennio del 1900, ma finora si pensava di dover utilizzare costose e tossiche sostanze chimiche per far spostare gli elettroni dai batteri all'elettrodo, e altri composti, come il glucosio, per continuare ad alimentare i batteri.

Che cosa sono le celle a combustibile?
Un altro modo originale per generare elettricità: la corrente elettrica... a criceti
Uno schema illustra il funzionamento della pila microbiologica per acque reflue. Credit: Bruce Logan Pennsylvania State University
Uno schema illustra il funzionamento della pila microbiologica per acque reflue. Credit: Bruce Logan Pennsylvania State University

Ma come funziona la cella combustibile a microbi?

Se si sfruttano i batteri già naturalmente presenti nelle acque nere non è necessario aggiungere altre sostanze chimiche per generare elettricità. La pila microbiologica è costituita da due compartimenti, ciascuno contenente un elettrodo, l'anodo e il catodo. Le due camere, una in assenza e l'altra in presenza di ossigeno, sono separate da una membrana semipermeabile che consente lo scambio di protoni.

Normalmente i batteri presenti nelle acque nere trasferiscono gli elettroni prodotti durante il consumo del loro cibo (le sostanze organiche) all'ossigeno. Ma posti nel comparto dell'anodo, che si trova in assenza di ossigeno, sono costretti a cedere gli elettroni prodotti direttamente all'elettrodo, che li trasferisce al catodo. La differenza di potenziale tra un elettrodo e l'altro produce energia. Nella camera del catodo, gli elettroni si riuniscono ai protoni passati attraverso la membrana e combinandosi insieme all'ossigeno producono acqua come sottoprodotto.

La produzione energetica avviene così durante il normale e continuo processo di trattamento delle acque nere da parte dei batteri. Il gruppo di ricerca di Logan è già riuscito a ricavare 

elettricità dagli scarichi domestici, dai reflui industriali e dagli allevamenti.

Nella sezione "Ambiente": http://blog.focus.it/effetto-terra/2013/08/07/anno-2012-un-anno-da-record/

Riscaldamento globale: 2012, un anno da record

È vero che il 2012 è stato un anno relativamente poco caldo. Dati pubblicati già da qualche mese dicono che il 2012 è stato “soltanto” il decimo anno per temperaturemedie dal 1850 ad oggi.
Ma una ricerca appena pubblicata dal NOAA, il centro per lo studio del clima degli Stati Uniti, dimostra come l’anno da poco trascorso sia comunque stato un anno ricco di record (leggi anche qui).
“Innanzi tutto va detto – ha sottolineato Tom Karl, direttore del NOAA – che latemperatura relativamente bassa è stata causata dalla presenza de “la Nina”, una corrente fredda dell’Oceano Pacifico, che negli ultimi anni ha raffreddato l’Oceano stesso e conseguentemente grandi aree del pianeta”. Ma se si togliesse l’influenza di tale corrente marina la temperatura media del pianeta per il 2012 sarebbe ben più alta di quella segnata.
Ma in Artico le temperature alla superficie della Terra sono state di due volte superiori rispetto a latitudini inferiori.
Secondo vari ricercatori del NOAA queste che sembrano anomalie rispetto alle medie sono, in realtà, segno di un andamento che si sta ripetendo anno dopo anno.
Ecco i record (di cui non andare fieri)
Ma quali sono i record del 2012 secondo lo studio del NOAA?
1. È stato l’anno record per la perdita di ghiacci artici. Ed è stato anche il 22mo anno consecutivo di ritiro dei ghiacci del Polo Nord. Il trend di ritiro dei ghiacci è in crescita e il 2012 è stato l’anno record.
2. Il contenuto di calore degli oceani si è avvicinato al valore record. Il contenuto di calore è la differenza tra il calore assorbito e quello emesso.
3. Il livello dei mari è risultato di 3,6 cm superiore alle medie.
4. Una riduzione record della copertura delle nevi durante il mese di giugno su tutto l’emisfero settentrionale del pianeta.
5. Una riduzione record dei ghiacci che circondano l’Antartide durante l’estate, da 34 anni a questa parte.
6. Record di presenza di anidride carbonica nell’atmosfera che ha raggiunto le 392 parti per milione (nel 2013 si è superato le 400 ppm)
Insomma un anno con una temperatura relativamente bassa, ma con tanti, tanti sintomi che devono far riflettere sui cambiamenti climatici e non dell’intero pianeta.
Nella rubrica "Blog", ho invece trovato "Too lazy to do it"; una divertente rubrica che lancia una serie di spunti. Non sono riuscita a completare la lettura dell'articolo, forse perché non ero ancora registrata. Adesso ho fatto la registrazione e in seguito vi farò sapere.
http://blog.focus.it/too-lazy-to-do-it/
Un'idea tutta hotel e bottega

Anche a voi prende un po’ di pessimismo alla vista dei tanti negozi chiusi in città, a causa della crisi? Facciamoci passare subito l’attimo di scoramento: sentite cosa si sono inventati a Vienna per combattere la giungla di saracinesche abbassate! Il progetto si chiama Urbanauts e (per ora) ha trasformato l’ex sartoria Die Schneiderin in un esclusivo loft adibito a camera d’albergo, con tanto di letto king size, minibar, iMac e due biciclette in dotazione! Una sorta di “albergo diffuso” volto alla riqualificazione degli esercizi commerciali dismessi. Il principio di base è far vivere ai turisti un’esperienza diversa a stretto contatto con la cultura locale: oltre alla camera da letto, ricavata negli spazi che furono della bottega, gli avventori possono infatti usufruire di tutti i servizi tipici degli alberghi, con la particolarità di averli dislocati lungo il quartiere (sono infatti affidati alla comunità locale). Come? La prima colazione viene servita …



sabato 10 agosto 2013

Oggi vi presento una rivista che tutti voi aspiranti innovatori magari già concoscerete; qualora così non fosse, rimedaite immediatamente , leggete qui sotto e poi navigate verso Wired

Wired.it


Un po' di storia: 



Wired (letteralmente "collegato", "cablato") nasce nel 1993 a San Francisco ad opera del giornalista newyorkese Louis Rossetto e della sua compagna Jane Metcalfe. Furono aiutati a lanciare la rivista dall'imprenditore informatico Charlie Jackson e da Nicholas Negroponte, noto creatore del Mit Media Lab che, non solo collaborò con la rivista dal 1993 al 1998[2], con una rubrica fissa, ma ne fu anche il primo investitore. Fin dal suo lancio, la rivista ebbe enorme successo e nei primi quattro anni di vita vinse due National Magazine Awards nella categoria General Excellence e uno nella categoria Design.
Dall'aprile 1995 al marzo 1997 vi è stato il tentativo di un'edizione britannica della rivista, nato dalla collaborazione del Guardian Media Group con i proprietari dell'epoca di Wired Us; l'esperimento risulta fallimentare e dura breve tempo, forse anche a causa di un disaccordo tra le due parti[3].
Nel numero di giugno 2006, Jeff Howe conia il termine Crowdsourcing, nel suo articolo "The Rise of Crowdsourcing"[4] definendo un modello di business.
Dal giugno del 2001 il direttore di Wired è Chris Anderson, che, in un articolo della rivista, nell'ottobre del 2004, ha coniato il termine Coda lungathe long tail in inglese; l'espressione descrive alcuni modelli economici e commerciali, il suo significato è stato poi approfondito nel libro La coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati.
Nel mese di marzo del 2009 esce l'edizione italiana della rivista e, un mese dopo, anche la nuova versione britannica, la cui direzione è affidata a David Rowan, mentre quella del sito wired.co.uk, è affidata, dal gennaio 2010, a Nate Lanxon.

Wired in Italia

Wired. Storie, idee e persone che cambiano il mondo
StatoItalia Italia
LinguaItaliano
PeriodicitàMensile
GenereTecnologiaStile di vita
Fondazione2009
SedeMilano
EditoreCondé Nast
DirettoreMassimo Russo
Sito webhttp://www.wired.it/
A partire dal 19 febbraio 2009 viene pubblicata anche la versione italiana di Wired (con l'uscita del primo numero nel mese di marzo 2009), la cui copertina è dedicata alPremio Nobel Rita Levi-Montalcini.[5][6] Il nome scelto è Wired. Storie, idee e persone che cambiano il mondo, dato che la sola parola "Wired" era di difficile comprensione per il pubblico italiano. Il direttore è Riccardo Luna. Egli si è assunto la responsabilità di far emigrare oltreoceano un format che negli USA ha fatto la storia, da 15 anni Wired è considerata la "bibbia" della rivoluzione digitale. Wired Italia rimane identico a quello americano per lo stampo innovativo, ma differente perché non più del 20% dei contenuti vengono tradotti da Wired USA.
Caratteristica peculiare di Wired Italia è la grafica. Grazie all'art director David Moretti, la grafica di Wired Italia si posiziona infatti tra le migliori riviste del mondo[7]. A decretarlo è stata la SPD ovvero la Society of Publication Designers che, nel 2010, ha incluso la rivista italiana nel novero di 16 testate in lizza per aggiudicarsi il titolo di “Magazine of the Year”.
Per mantenere vivo il dialogo con i lettori Wired Italia ha optato, oltre al faccia a faccia su Current TV, al sito ufficiale della rivista, Wired.it, la cui redazione è anche presente sui social network per uno scambio reale, peer to peer, con i suoi lettori. Il sito italiano è stato lanciato in contemporanea all'uscita in edicola del mensile Wired, sviluppato e coordinato da Condé Nast; il direttore è lo stesso Riccardo Luna[8].
Nell'editoriale del numero di maggio 2009, Riccardo Luna trascrive parte di un discorso che ha tenuto durante l'Innovation Forum di Milano[9], il 24 marzo 2009, riguardo Internet. Il discorso confluirà poi nella sua adesione al progetto Io amo Internet.
Nel numero di agosto 2009, Fabio Andriola e Alessandra Gigante scrivono l'articolo "Chiedi chi era quel «Beatle», nel quale documentano l'indagine eseguita dai periti Gabriella Carlesi (anatomopatologa) e Francesco Gavazzeni (informatico), riguardo alla Leggenda della morte di Paul McCartney. Sorprendentemente le indagini accurate dimostrerebbero l'attendibilità della leggenda[10].

http://it.wikipedia.org/wiki/Wired

Vi si trovano articoli di varia natura, nelle varie rubriche "Daily"; "Gadget land"; "Life"; "Italian valley"; "money"; "tv"; "blog"; quello che incollo sotto appartiene alla rubrica "Daily"

http://daily.wired.it/news/scienza/2012/06/01/il-primo-brevetto-di-edison-34777.html

Il primo brevetto di Edison

143 anni fa Thomas Alva Edison brevetta un registratore di voto elettrografico per velocizzare le sedute del congresso. Un fallimento

 di Caterina Visco

Il primo brevetto

Il disegno del registratore di voto elettronico, la prima invenzione registrata da Edison il 1 giugno del 1869 (Credit: Wikimedia Commons)
 

Una cifra da capogiro. È quella relativa a tutti i brevetti registrati a nome di Thomas Alva Edison: 2332 in totale, 1084 solo negli Stati Uniti. Numeri che fanno del padre della lampadina il quarto inventore più prolifico di sempre. Il primo di questa lunga serie di brevetti gli venne assegnato per un registratore di voto elettrografico. Edison lo ottenne il primo  giugno 1869 a Boston (Massachusetts, Usa) dove lavorava come telegrafista. All'epoca Al, come veniva chiamato da ragazzo, aveva appena 22 anni, non aveva ricevuto un'educazione formale, era appassionato di chimica e aveva già cambiato diversi mestieri: era stato macellaio, fruttivendolo e appena adolescente era stato il primo a redigere, stampare e distribuire un giornale su un treno.

Il registratore di voto elettrografico aveva l'ambizioso obiettivo di velocizzare le votazioni delCongresso degli Stati Uniti, ma il suo meccanismo era piuttosto complicato. Nel progetto di Edison, ogni senatore poteva votare a favore o contro una determinata proposta girando verso destra o sinistra la manopola di un dispositivo posizionato sul suo banco. Il dispositivo era collegato a un grande tabellone ricevente, sul quale erano posizionate due placchette metalliche per ogni rappresentante, una per il sì e una per il no. Muovendo la manopola in un senso o nell'altro, un senatore inviava una piccola scarica dicorrente elettrica alla placca corrispondente. Alla fine della votazione un addetto alla registrazione passava un pezzo di carta chimicamente trattato davanti alle placche: la corrente avrebbe attivato il solvente presente sulla carta, rivelando il voto.

Convinto del suo valore, un amico di Edison portò il progetto a Washington, ma non ottenne altro che un rifiuto: “ Se esiste un'invenzione sulla Terra che proprio non vogliamo”, gli disse un senatore, “ è un dispositivo che velocizzi il processo di voto”. Il lungo tempo necessario alle votazioni, infatti, permetteva ai senatori di stipulare accordi sottobanco o scambiarsi promesse di voto.

Questo primo insuccesso non scoraggiò Al, lo spinse piuttosto a dedicare i suoi studi a un campo più familiare: il telegrafo. Il suo secondo brevetto infatti fu quello del tasto telegrafico a ripetizione, e gli fece guadagnare la notevole somma di 40 mila dollari di allora, pari a circa 700mila dollari di oggi.

Per ottenere oltre al denaro anche la fama l'inventore statunitense dovette aspettare il 1877, anno in cui inventò il fonografo. A quel tempo Thomas Alva, oltre a essere inventore, era anche un imprenditore di successo e un uomo molto ricco, e aveva già fondato la sua famosa fabbrica delle invenzioni. Con questo nomignolo era infatti conosciuto all'epoca il suo centro di ricerca di Menlo Park (oggi parte della cittadina di Edison).

 Questo articolo, invece, l'ho trovato nella rubrica: Italianvalley (la versione italiana dela silicon valley) http://italianvalley.wired.it/#?refresh_ce

Come diventare maker? Ecco da dove partire

Abbiamo messo insieme una lista di luoghi italiani dove si può imparare a diventare artigiani digitali, tra stampanti 3D ed elettronica fai-da-te. Aiutateci ad allungarla

 di Silvio Gulizia
Negli Usa, le scuole per maker ormai sono una realtà affermata. Al punto che i colleghi di Wired.comsono stati in grado di creare una classifica delle dieci migliori scuole dove imparare “cose che servono a pagarsi le spese”. Fra queste hanno inserito realtà online come Codeacademy, dove si impara a programmare, e Skillshare, dove si trovano lezioni di tutto in diverse città (mancano ancora le italiane).

In Italia per ora c’è poco, ma abbiamo provato a vedere quali sono le realtà attorno alle quali si sta sviluppando la realtà dei maker, il cui fenomeno ha avuto l’apice nel World Wide Rome svoltosi di recente a Roma e capace di attrarre 1.300 persone.

Punto di partenza quasi obbligatorio è il FabLab Italia di Torino, ospitato dalle Officine Arduino: uno spazio in cui tutti posso progettare e co-progettare o direttamente realizzare oggetti propri. Nel progetto è coinvolto anche Massimo Banzi, il creatore di Arduino.

A Milano troviamo Frankestain Garage, unica realtà italiana presente nella lista della Fab Academy. Nel laboratorio è possibile realizzare le proprie idee o confrontarsi con il team per ricevere aiuto per inventare, costruire, riparare o creare un prototipo. La stampante 3D Sharebot, di cui abbiamo parlato suItalian Valley, è nata proprio con l’aiuto del Garage. Il focus del laboratorio è sull’elettronica e si lavora molto con Arduino.

Sempre a Milano,  Vectorealism ha aperto il proprio laboratorio e trasforma progetti vettoriali in oggetti che poi vengono inviati ai clienti. Da buoni maker, ogni tanto organizzano dei workshop, come accaduto durante il Salone del Mobile.

Gli appassionati e le appassionate di moda dovrebbero dare un’occhiata a Openwear, piattaforma collaborativa per la realizzazione di abiti. Qui si impara confrontandosi con la comunità.

L’azienda fiorentina Kent’s Strapper, che produce e vende stampanti 3D, sta cercando di aprire anche nella città del giglio un FabLab. Sempre a Firenze c’è PlugandWear che lavora nel settore dello smart textile e organizza regolarmente workshop. A Ferrara abbiamo saputo ci sono alcuni studi di architettura che vorrebbero aggregarsi, ma non sappiamo ancora sotto che forma.

Per approfondire il tema il punto di partenza è sicuramente il neonato gruppo Facebook Fabber in Italia, che conta oltre duecento iscritti. Più in generale, è questo il modo di scoprire se vicino a voi c’è qualche comunità di questo mondo. Il “popolo dei maker”, come lo chiamerebbe qualcuno, esiste ed è in crescita. Ne fate parte? Segnalateci la vostra realtà nei commenti qui sotto.

E buona lettura!